Ritrovati a Palmira i resti di Khaled al Asaad.
Ha pagato con la vita: l’archeologo Khaled al Asaad è stato custode dei reperti di Palmira dagli anni ’60, sorvegliandoli e studiandoli per 40 anni. Quando i combattenti dell’Isis da Raqqa si sono spostati verso Palmira, Khaled al Asaad non ha voluto lasciare il suo museo, rimanendo vicino ai suoi reperti piuttosto che scappare. A 81 anni è stato decapitato dall’Isis, provocando lo sconcerto e lo sdegno di tutto il mondo. Prima di essere ucciso è stato torturato e il suo corpo è stato lasciato al pubblico sguardo dal Califfato nella piazza davanti al Museo. L’archeologo non ha voluto rivelare dove avesse nascosto i reperti più preziosi, combattendo così il terrore e la distruzione dei terroristi islamici che non sono riusciti a piegare nemmeno con la moneta della morte l’appassionato studioso siriano.
Al Asaad è stato un uomo di cultura conosciuto in tutto il mondo. Finito sotto il regime di Bashar Assad, era diventato consigliere per gli affari culturali, ricoprendo il ruolo di importante collaboratore con l’Unesco e lavorando spesso insieme agli archeologi italiani, tanto che è stata a lui dedicata da Mattarella la zona degli Arsenali della Repubblica di Pisa, ed è stato nominato dall’Associazione Gariwo “giusto delle nazioni” nel Giardino dei Giusti di Milano.
Khaled al Asaad è stato nominato direttore del museo e del sito archeologico di Palmira nel 1963, portando avanti questo ruolo fino al 2015, quando è stato barbaramente ucciso. E’ anche grazie al suo lavoro di archeologo che Palmira ha raggiunto la nomina a Patrimonio dell’Umanità. Sono oltre 20 le pubblicazioni prodotte grazie ai suoi studi, facendogli guadagnare riconoscimenti istituzionali in diverse nazioni del mondo, tra Siria, Italia, Francia, Polonia e Tunisia. Ad Aquino, in Lazio, vi è anche un museo archeologico a lui intitolato.
L’agenzia governativa siriana Sana ha annunciato ora il ritrovamento delle sue spoglie, che sembravano perdute, nei pressi di Kahlul, a est di Palmira. I resti del suo corpo si trovano attualmente a Damasco, in attesa del test del Dna che confermerà o meno la loro identità.